Ciao Vittoria
Nel cheratocono la fretta o l'urgenza non esiste
Purtroppo quando si viene a conoscenza della malattia, definita rara ma mica tanto, si va in panico totale, malato, famigliari etc....
specialmente quando i nostri cari dottori onde evitare paragoni con altri fanno una panoramica della malattia con la solita frase finale che si arriverà al trapianto. (nel mio caso sono passati 30 anni ).
Vogliamo risolvere tutto in breve tempo e tornare a vederci come prima.
ma si può vivere una vita normale senza grossi problemi.
Il mio parere e quello di affidarsi ad un buon oculista e monitorare con delle mappe il cheratocono ed effettuare il cross linking.
Solo se la malattia e galoppante si arriva al trapianto.
Il nostro carissimo cheratocono ( il link
http://it.wikipedia.org/wiki/Cheratocono )
è una malattia della cornea (distrofia corneale progressiva non infiammatoria) che generalmente colpisce entrambi gli occhi (85% dei casi)
dicasi Bilaterale . Il problema insorge quando la parte centrale della cornea inizia ad assottigliarsi e ad incurvarsi progressivamente verso l'esterno. Si verifica quindi una curvatura irregolare della cornea, che perde la sua forma sferica, divenendo conica. Ha una maggiore frequenza nel sesso femminile e sembra in relazione a disfunzioni delle ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide). Può esistere anche una predisposizione ereditaria. La malattia può presentarsi già durante l'adolescenza.La curvatura irregolare creatasi modifica il potere refrattivo della cornea, producendo distorsioni delle immagini ed una visione confusa sia da vicino che da lontano. Il paziente lamenta comunque una diminuzione della vista, soprattutto da lontano. La qualità della visione continua a peggiorare irreversibilmente; il rischio è che venga scambiata con una miopia associata ad astigmatismo.
Nelle forme lievi si utilizzano lenti a contatto rigide per correggere il difetto visivo . Le forme più gravi, che sono progressive e che conducono ad uno sfiancamento ed assottigliamento della cornea, necessitano di intervento chirurgico come il trapianto della cornea stessa (cheratoplastica).
Dal 2002 è stata introdotta la cheratoplastica lamellare. In pratica, non viene sostituita l'intera cornea, ma solo lo spessore esterno, quello affetto dalla malattia.
Un trattamento chirurgico relativamente recente è rappresentato dagli inserti intracorneali. La tecnica, che migliora sensibilmente il visus dei pazienti, consiste nell’impianto di microscopici inserti in materiale sintetico trasparente appena sotto la superficie dell’occhio, alla periferia della cornea. Il risultato che se ne consegue è quello di una cornea più piatta e di una visione più nitida.
Nel 1997 viene inventato presso l'università di Dresda in Germania il cross-linking corneale. Da allora viene utilizzato in quasi tutti i paesi del mondo.
Nel 2005 il Policlinico di Siena ha iniziato in Italia una investigazione sugli effetti che tale tecnica ha sul collagene corneale. Per compiere questa ricerca si è utilizzato uno strumento noto come microscopio confocale.
La tecnica è esente da rischi se viene rispettato il protocollo ideato, ed ampiamente sperimentato, a Dresda.
Alcuni oculisti italiani hanno cominciato ad apportare delle modifiche a tale protocollo ma l'efficacia di queste modifiche è stata fortemente messa in dubbio nel corso del congresso tenutosi a Dresda nel Dicembre 2008, in occasione del decennale dell'applicazione del cross-linking.
L'utilizzo di colliri diversi dall'originale e l'impiego di macchinari diversi da quello ideato a Dresda potrebbe portare ad una minore efficacia del trattamento stesso.
Nel 2006 è partito uno studio multicentrico che ha coinvolto, oltre all'Università di Siena, molti altri centri oculistici italiani.
Dal 1º gennaio 2007, tale terapia è stata riconosciuta a livello sia nazionale (italiano) che sovranazionale (UE) come cura ufficiale. Nel corso del 2007, grazie agli eccezionali risultati riconosciuti internazionalmente, si sono moltiplicati i centri che praticano il cross-linking. Tuttavia non dappertutto viene effettuato in regime di completa gratuità, ma solo in alcune regioni dove viene rimborsato dal Servizio Sanitario Regionale. In Toscana il costo del trattamento è interamente sostenuto dal Sistema Sanitario Regionale (si paga solo il ticket).