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S.I.TRA.C 2009 TORINO 
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Messaggio S.I.TRA.C 2009 TORINO
Il tredicesimo congresso della S.I.TRA.C organizzato quest'anno a Torino ha ospitato un seminario riguardo la novità del momento nel campo della cura alle malattie distrofiche della cornea: Il Cross- linking.

Fino a poco tempo fa, circa il trenta per cento di chi chi soffriva di cheratocono (distrofia corneale non infiammatoria), era destinato al bisturi del chirurgo per effettuare il trapianto di cornea.

Con l'affinarsi delle tecniche si passò al cosiddetto trapianto lamellare che mirava a sostituire la parte più esterna del lembo della cornea colpita dalla malattia lasciando in sede la parte più profonda di essa ,l'endotelio, sede di importanti attività cellulari ta ui quella responsabile della trasparenza della cornea stessa.

L'esigenza di interferire il meno possibile sul tessuto corneale portò alcuni ricercatori di Dresda in Germania a sperimentare una tecnica non invasiva per irrobustire la cornea senza intervenire chirurgicamente.

In primis la sperimentazione fu effettuata sulle cornee di alcuni conigli che dopo l'applicazione del cross - linking risultavano aver raddoppiato i loro reticoli corneali responsabili della struttura della cornea stessa.

Il passo in avanti si è avuto tre anni fa, quando dopo aver osservato alcuni casi di irrobustimento della cornea su cavie umane , si pensò all'introduzione di questa applicazione anche in campo oftalmologico per cercare di limitare la degenerazione alla struttura della cornea causa cheratocono.

Facciamo un passo indietro, l'università di Siena è sempre stato un osservatorio privilegiato nonchè un presidio di eccellenza nel campo delle malattie delle patologie del segmento anteriore dell'occhio, è qui che il cross-linking è stato studiato e somministrato a circa 50 pazienti secondo il "protocollo di Dresda", una sorta di vademecum per applicare il cross-linking sugli uomini

I ricercatori di Siena ben presto hanno apportato notevoli migliorie a questa tecnica, applicandola su cheratoconi ai primi stadi di degenerazione con risultati sbalorditivi.

Attuando una traduzione all'impronta cross-linking vuol dire “concatenazione incrociata” , ciò è confermato dall'azione che opera la riboflavina irrorata con dei raggi uva ,essa stimola infatti i reticoli corneali all’interno dello stroma creando dei ponti fra loro e irrobustendo così la struttura della cornea stessa, il contrario dello sfiancamento dato dal cheratocono .

Come ho già detto il cross-linking ha un follow up di appena tre anni, ma già ha sortito degli effetti incredibili dal punto di vista della prevenzione, infatti il candidato ideale appartiene alla categoria dei cheratocono in evoluzioni, condizione in cui la cornea è molto “malleabile”; è qui che il cross lining ,la cui sigla è CXL, attua una sclerotizzazione della cornea con conseguente irrigidimento della struttura stessa.

“E’ come se la cornea invecchiasse di trenta anni “mi spiegano dalla sala, un irrobustimento che tenta di fermare la corsa del cheratocono verso la deformazione del cono della cornea.

Bene inteso che il CXL non risolve tutti i problemi di chi è colpito da degenerazioni corneali, ma risulta una maniera poco invasiva, si tratta infatti di una semplice irradiazione con raggi uva a contatto con un collirio, per tentare di bloccare e ristabilire in certi casi la sfericità della cornea.

Parliamo al condizionale perché sebbene arrivino di giorno in giorno dati confortanti sulla applicazione importata da Desdra ad opera dell’equipe del Prof.Caporossi di Siena, si tratta our sempre di un presidio ancora da perfezionare i cui risultati devono essere valutati nel lungo periodo.

Ma andiamo a capire come si applica il cross- linking ,innanzitutto si tratta di un intervento di circa 30 minuti che rientra nella para-chirugia, quindi in regime di day hospital , ciò concerne che non sia quindi necessario essere ricoverati.

Ormai di strutture che applicano questa tecnica ve ne sono molte in Italia specialmente in Toscana dove questa pratica si è maggiormente sviluppata grazie alla scuola di Siena che l’ha perfezionata.

Una volta che il paziente rientri nelle condizioni per poter ricevere il trattamento di CXL (cheratocono in età evolutiva, spessore minino della cornea di 400 micron) ,il paziente verrà depitelializzato, lo strato cioè più esterno della cornea verrà rimosso con una spatolina dopo aver instillato alcune gocce di anestetico, a questo punto l’occhio viene letteralmente messo a bagno nel ricrolin, sono necessarie più flaconcini di esso per operare una copiosa imbibizione della cornea.

A questo punto tocca all’irradiazione di raggi uva mediante alcuni led posti alla distanza di pochi millimetri dall’occhio trattato per circa 15 minuti.

Dopo il trattamento per nulla invasivo, al paziente viene applicata una lente a contatto protettiva che ha anche il compito di accelerare la ricostituzione dell’ epitelio rimosso.

Nei primi tre mesi il paziente sicuramente vedrà male, vi sarà addirittura un calo dello spessore corneale, dato dalla rimozione dell’epitelio, ma, esperito il tempo in cui il collagene corneale si sarà fortificato, la vista anche ad occhio nudo incrementerà.

Addirittura si potrà parlare in determinati casi di un miglioramento visivo dato dall’ appiattimento dell’apice corneale che arriverà a far leggere una riga in più sull’ottotipo ( il tabellone degli oculisti), gli esperti hanno confermato che ,dato il follow up di soli 38 mesi in Italia, il cross linking non danneggia in nessun modo l’endotelio, incrementa la densità e assurge a strumento unico per stabilizzare il cheratocono ed in alcuni (rari) casi a farlo regredire.

L’effetto del cross linking ,dalle parole dei massimi esperti, risulta duplice; Si parla di un effetto “Flat” cioè di un effetto di implosione contro l’esplosione rappresentata dal cheratocono, ed un effetto “Push up” cioè di innalzamento del tenore della cornea che a seguito di una degenerazione tende a “sgonfiarsi” verso il basso.

Le speranze che il Cross linking porta con sé sono tantissime, se ben applicato su ragazzi e ragazze,infatti potrebbe congelare la malattia ai stadi primitivi, eliminando il problema di applicazioni di lente rigide atte fino ad adesso a comprimere il cheratocono.

La ricerca progredisce di anno in anno con effetti strabilianti, l’obiettivo è quello di conservare e cercare di limitare gli interventi invasivi a casi estremi, il prossimo anno speriamo che al convegno si continui a parlare del cross linking come della tecnica che mano mano sostituirà i trapianti di cornea….. i cheratoconici ci contano!

_________MaxMax


mercoledì 18 marzo 2009, 0:54
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