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Lenti a contatto Ortho-K 
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Iscritto il: sabato 28 maggio 2005, 15:31
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Messaggio Lenti a contatto Ortho-K
Guardate un po' cosa ho trovato in giro per il web,
è la prima volta che ne sento parlare a dire il vero.

L’ortocheratologia (Ortho-K) è una tecnica di compensazione temporanea di un difetto visivo (per ora la miopia, ma tra poco anche l’ipermetropia e la presbiopia saranno molto probabilmente trattabili) mediante l’applicazione programmata di lenti a contatto gas-permeabili, in genere indossate di notte. Il porto notturno ha il vantaggio di limitare il discomfort provocato da una lente semi-rigida, grazie all’assenza dell’ammiccamento palpebrale e di eliminare le componenti ambientali (polvere, vento, aria condizionata, attività sportive) frequenti cause di intolleranza alle lenti durante il giorno.
Mentre le lenti a contatto tradizionali sono disegnate in modo da interferire il meno possibile con l’anatomia e la fisiologia oculare, le lenti per Ortho-K vengono progettate su misura per ogni singolo occhio allo scopo di modificare ad arte, in maniera controllata, il profilo ottico-geometrico degli strati superficiali della cornea, dotati di un certo grado di plasticità. Lo spostamento dinamico degli strati superficiali della cornea (epitelio), indotto in maniera transitoria dalla lente, ne rimodella il profilo appiattendolo in maniera programmata al centro e ispessendolo in media periferia. Le variazioni sono del tutto simili a quelle ottenute in maniera permanente con il laser ad eccimeri.

La variazione di forma indotta (nel caso della miopia, un appiattimento centrale con incurvamento periferico) corregge l’errore rifrattivo. La lente indossata consente una visione da buona a ottima e può essere tenuta durante il giorno, esattamente come se si trattasse di una lente a contatto convenzionale. Togliendola, già dopo i primi 60 minuti d’uso si riscontra un significativo miglioramento dell'acuità visiva naturale. In genere le lenti vengono portate durante il sonno e tolte al risveglio. Una volta rimossa la lente, la cornea mantiene la variazione di profilo ottico per un certo numero di ore (in genere 12-14 ore, più raramente l’effetto dura più di un giorno), in cui si vede bene (10/10) ad occhio nudo. L’effetto correttivo, nei primi giorni, tende a svanire dopo qualche ora e si stabilizza nell’arco di 7-15 giorni, sino a coprire tutto l’arco della giornata. I limiti della procedura sono, per ora, quelli approvati dalla Food and Drug Administration (FDA), organismo di vigilanza sui prodotti di carattere sanitario che vengono commercializzati negli Stati Uniti, il cui rigore è riconosciuto in tutto il mondo. Nel giugno 2002, l’FDA ha approvato l’Ortho-K notturna (la cosiddetta Corneal Refractive Therapy) per la riduzione temporanea della miopia fino a 6 diottrie, in occhi con astigmatismo non superiore a 1.75 D, senza limitazioni di età.
L’Ortho-K è un trattamento transitorio e rapidamente reversibile del difetto visivo, che permette significativi cambiamenti di stile di vita ai portatori di difetti visivi che non intendono sottoporsi alla pratiche di chirurgia rifrattiva oppure che non presentano le condizioni di idoneità anatomo-clinica (ad esempio miopi giovani in fase evolutiva, cornee in cui si sospetta una patologia ectatica come ad esempio il cheratocono). Benché riportata in letteratura da più di 40 anni, l’Ortho-K è sempre stata poco accettata dalla comunità scientifica internazionale, a causa di un controverso rapporto rischi-benefici. La ‘vecchia’ ortocheratologia riportava infatti risultati modesti (in media una-due diottrie di miopia corretta) e discontinui (in taluni pazienti si osservava l’insorgenza di astigmatismo irregolare), costi elevati (tempi lunghi e necessità di sostituire numerose lenti) e numerosi dubbi sulla sicurezza della procedura, che molti temevano interferire con lo stato di salute delle cellule corneali, i cheratociti.
Le ragioni di tali performance negative sono oggi ben comprensibili: le prime lenti per Ortho-K infatti, erano disegnate per appiattire, attraverso un processo di progressiva compressione delle regioni corneali centrali, ovvero erano realizzate con curve periferiche più piatte di quelle corneali. Come una qualunque lente a contatto troppo piatta, esse presentavano un esclusivo appoggio centrale ed una mobilità eccessiva, con conseguente rischio di alterazioni epiteliali, decentramenti, distorsione della superficie corneale e induzione di astigmatismo e aberrazioni corneali

Il sito dal quale ho riportato tutto ciò è:
http://www.vistaonline.it/difettivisivi/ortocheratologia.htm
quindi per eventuali approfondimenti andate qui.

C'è qualcuno di voi che ha mai provato lac di questo genere?

ciao,
STEFANO :)


martedì 28 giugno 2005, 19:47
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