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Allarme per le malattie della cornea PDF Stampa E-mail
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Allarme cheratocono. Questa malattia della cornea (distrofia corneale progressiva che colpisce nell’85% dei casi entrambi gli occhi) preoccupa gli oculisti in quanto ne soffrono sempre più anche i giovani. Di questa patologia si è discusso a lungo all’ultimo congresso mondiale di oftalmologia tenutosi negli Stati Uniti, a San Francisco, al quale hanno partecipato oltre ottomila specialisti. Considerata una malattia rara, cioè con una incidenza di cinque casi ogni 10mila abitanti, comporta, per i pazienti ed i familiari, notevoli difficoltà nell’individuare i centri specializzati nella diagnosi e nella cura. Inoltre, accedere al trapianto della cornea richiede tempi lunghi, per altri trattamenti sono insufficienti le strutture e non si impiegano le metodiche più innovative.
Parliamo della diagnosi e della cura di questa patologia e delle soluzioni per correggere i difetti visivi con il dottor Ernesto Capitanio. Nato a Lovere, Bergamo, nel 1947, dopo la laurea in medicina e la specializzazione in oculistica, si è formato prima a Barcellona al Centro oftalmologico Barraquer e in Olanda con i professori Binkorst e Worst, poi negli Stati Uniti a San Diego, a Rochester ed a New York. All’inizio degli anni Ottanta, tra i primi chirurghi in Italia, ha impiantato cristallini artificiali con la facoemulsificazione e nel 1986, primo in Italia, ha eseguito la cataratta ambulatorialmente con anestesia locale e l’anno dopo i primi interventi per la cura del cheratocono. Da allora ha curato la cataratta in oltre ottomila pazienti.
«La malattia del cheratocono - precisa - porta ad una curvatura irregolare della cornea verso l’esterno: dalla forma sferica si passa a quella conica, con una modifica del potere refrattivo ed una cattiva visione da vicino e da lontano. Al biomicroscopio appare una diminuzione dello spessore sulla sommità della cornea che deteriora in modo irreversibile la qualità dell’immagine. Se la malattia è trascurata si presentano dolorose ulcere con lacrimazione e spasmo delle palpebre. Si formano inoltre microcicatrici che distorcono ancor più le immagini e - in taluni casi - impediscono il passaggio della luce, dando abbagliamento all'alba e al tramonto. Un esame poco approfondito può portare ad una diagnosi errata di miopia associata ad astigmatismo. Se si effettua invece la topografia dell’occhio, cioè la mappatura, si evidenzia subito la deformazione della cornea e si evitano diagnosi errate. L’astigmatismo può essere corretto con lenti da occhiali o a contatto rigide, ma queste scelte non arrestano la malattia, non sono vere soluzioni. Se il cheratocono è avanzato si deve ricorrere al laser americano di ultima generazione, quello a femtosecondi, che consente di creare dei canali attraverso i quali vengono inseriti gli anellini curativi intrastromali: due piccolissime semilune sintetiche che poste nello spessore corneale arrestano e correggono il cheratocono producendone una vera regressione in breve tempo. Questa procedura richiede poche gocce di anestesia locale con un rischio chirurgico nullo ed un tempo di 10-15 minuti. È l’unica vera alternativa efficace alla terapia cruenta del trapianto della cornea».
Un tempo per praticare i canalini intrastromali si usava un bisturi per incidere la cornea ed uno strumento manuale che non assicurava elevata precisione. Il laser a femtosecondi apre nuove prospettive insperate per l’efficacia degli interventi e per i tempi ridotti, è poco diffuso per l’alto costo e perché necessita una lunga formazione tecnica. «Consente di correggere i difetti refrattivi con il metodo Lasik come miopia, astigmatismo e presbiopia. In venti secondi, senza alcun rischio e dolore per il paziente, si ottiene la dissezione delle cellule corneali con la precisione di un micron, cioè un millesimo di millimetro, poi il chirurgo stampa sulla cornea la correzione necessaria con il laser ad eccimeri. Con un laser si taglia, con l’altro si stampa, senza ricorrere all’impiego di altri dispositivi. Il recupero visivo è immediato». Con il laser a femtosecondi la chirurgia oftalmica ha ampliato i suoi orizzonti. Il dottor Capitanio è stato nel 2007 tra i primi in Italia ad impiegarlo nella sue cliniche e Bergamo , pochi utilizzano queste tecnologie innovative, mentre negli Stati Uniti sono già adottate in centinaia di centri.

 
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